Wes Anderson e quella strana estraniazione da AI

Nei giorni scorsi sia nella mia bolla social di appassionati di cinema che in quella di appassionati di AI, ha fatto spesso capolino Wes Anderson.

Il regista, infatti, è tornato sulla Croisette durante il Festival di Cannes 2023 per presentare in concorso il suo nuovo film Asteroid City. Allo stesso tempo, ed è questo su cui voglio soffermarmi, qualche settimana fa sono stati diffusi i trailer di due immaginari film di Anderson dedicati rispettivamente a Star Wars e al Signore degli anelli.

Prima di procedere ulteriormente, tuttavia, è utile fare qualche cenno all’estetica che lo contraddistingue. Le pellicole di Wes Anderson, infatti, sono riconoscibili al primo sguardo, caratterizzate da una combinazione unica di precisione visiva, dettagli minuziosi, un uso particolare del colore e specifici movimenti di camera.

Inquadrature precise e palette di colori costante

Anderson spesso utilizza inquadrature simmetriche, posizionando gli attori o gli oggetti al centro dell’immagine e creando una sensazione di equilibrio visivo. Questo approccio formale dà ai suoi film un aspetto teatrale e mette in evidenza l’importanza della messa in scena.

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore

Inoltre, Anderson fa un uso creativo della profondità di campo, realizzando immagini in cui ogni elemento, sia in primo piano che sullo sfondo, è perfettamente a fuoco. Questo conferisce alle sue inquadrature una qualità tridimensionale e permette di apprezzare ogni dettaglio della scena.

The French Dispatch

Tuttavia, anche se le sue composizioni perfettamente bilanciate, il regista talvolta introduce elementi inaspettati o sbilanciati all’interno del quadro, rompendo leggermente la perfezione simmetrica. Questo contrasto aggiunge un tocco di eccentricità e imprevedibilità alle sue immagini che, vedremo dopo, mette un po’ in crisi la “magia” della AI.

Isle of dogs – L’isola dei cani

Infine, le inquadrature di Anderson sono supportate da una cura particolare per la scelta dei colori e l’illuminazione. Le sue palette cromatiche sono spesso vivaci e sature, con una predilezione per i toni pastello e le combinazioni di colori accattivanti. L’illuminazione è anch’essa studiata attentamente, con l’uso di fonti luminose – siano esse artificiali o naturali – che creano atmosfere suggestive.

Hotel Chevalier

Questa combinazione di elementi ha scatenato i suoi fan nel corso degli anni, tant’è che esiste un account Instagram  chiamato Accidentally Wes Anderson che raccoglie immagini inviate dagli utenti che condividono somiglianze con le ambientazioni, le inquadrature e i colori dei film di Wes Anderson.

Il successo di questa iniziativa è tale che a fine 2020, Wally Koval, la curatrice di tale account, ha pubblicato un libro omonimo che riproduce su carta stampata l’esperimento.

La fissità nei movimenti

Passando ai movimenti di camera, questi sono altrettanto distintivi e giocano un ruolo fondamentale nella creazione dell’estetica dei suoi film. Un elemento caratteristico è il “non movimento” ovvero l’uso frequente di inquadrature fisse o di riprese dall’alto, che danno un senso di staticità e contribuiscono a sottolineare le simmetrie. Questa scelta stilistica mette in risalto la messa in scena e permette di apprezzare i dettagli delle scenografie, degli oggetti e dei personaggi che si muovono all’interno dell’immagine. E questo, sicuramente per lo stato attuale delle tecnologie, piace parecchio alle AI generative.

Chiaramente non mancano i piani sequenza, in cui la telecamera si sposta fluidamente da un punto all’altro della scena senza interruzioni evidenti, come pure movimenti orizzontali per seguire l’azione o i personaggi. Questi movimenti contribuiscono a creare una sensazione di precisione e ritmo, e permettono allo spettatore di seguire attentamente ciò che accade nella scena.

Se la cosa vi incuriosisce e avete sei minuti e mezzo a disposizione, vi suggerisco questo video che ho trovato molto interessante ed esplicativo rispetto a quanto raccontato finora.

E finalmente, dopo questa dissertazione  – se non fosse chiaro, sì, Wes Anderson è un regista che adoro – passiamo a quanto emerso ultimamente in ambito AI che lo riguarda.

I primi esperimenti con l’AI generativa

Già a partire dal mese di dicembre 2022, è iniziata una vera e propria ondata di immagini generate dall’Intelligenza Artificiale – in particolare grazie a Midjourney – raffiguranti suggestive scene di film famosi rivisitate nello stile di Wes Anderson. Questo fenomeno ha attirato l’attenzione di appassionati di cinema e creativi di tutto il mondo, che si sono ritrovati stupiti e incantati da queste rappresentazioni così sorprendenti.

https://twitter.com/thedigiguru – Midjourney

Di questo fenomeno se ne ha parlato in dettaglio polygon, un sito che si occupa principalmente di intrattenimento digitale, in un interessante articolo che raccoglie molti di tali esempi.

Ma non è finita qui. Infatti la creazione di tali immagini è diventata talmente virale che è stato aperto un nuovo account Instagram, Artificially Wes Anderson, che ne raccoglie le più interessanti.

Dalle immagini statiche ai video il passo è breve

Nel mese di maggio 2023, sono stati rilasciati su youtube due trailer sorprendenti e, considerato quanto visto nei mesi precedenti neanche troppo inaspettati, di ipotetici film di Wes Anderson basati su “Star Wars” e “Il signore degli anelli”.

Anche in questo caso, alla base vi è l’uso di algoritmi di AI generativa che hanno ricreato lo stile distintivo di Wes Anderson, caratterizzando i mondi epici e fantastici di “Star Wars” e “Il signore degli anelli” con la sua estetica unica. Questo esperimento ha dimostrato il potenziale e la versatilità dell’Intelligenza Artificiale nel campo cinematografico, aprendo il dibattito sulle nuove possibilità offerte dalle tecnologie di AI alla produzione cinematografica.

I trailer realizzati dall’Intelligenza Artificiale nello stile di Wes Anderson risultano estremamente efficaci per diversi motivi.

In primo luogo, lo stile distintivo di Anderson, come si diceva in apertura, è incredibilmente riconoscibile e definito. Le sue composizioni simmetriche, la scelta dei colori vibranti e il modo in cui crea un senso di nostalgia sofisticata hanno catturato l’immaginazione di molte persone. Pertanto, quando l’Intelligenza Artificiale viene addestrata per generare immagini o video in questo stile, punta ad emulare con precisione molti degli elementi che caratterizzano il lavoro di Anderson e che attirano l’occhio umano.

Un secondo elemento da considerare è l’efficacia di determinate parole chiave come “Wes Anderson” nell’addestramento di motori di generazione di Intelligenza Artificiale come DALL-E. Come dimostrato anche da casi precedenti come le immagini a tema “Balenciaga”, alcune parole chiave o concetti sono stati scoperti come generatori di risultati di grande successo. Pertanto, l’Intelligenza Artificiale potrebbe aver appreso specifici tratti stilistici di Anderson grazie a un addestramento che includeva numerosi esempi legati al suo lavoro.

Tuttavia fermandosi un attimo e togliendosi di dosso gli occhiali dello stupore, il trucco si vede.

Infatti, nonostante i risultati promettenti, è importante sottolineare che questi video generati dall’Intelligenza Artificiale possono comunque risultare estranianti e, a ben vedere, il risultato finale è molto più simile ad uno slideshow animato che non ad un vero e proprio filmato cinematografico.

Per quello che si è visto finora, nonostante la capacità di emulare gli elementi caratteristici di Anderson, nei due trailer manca la genuinità e l’interpretazione umana che rendono il suo lavoro così unico. Le creazioni dell’Intelligenza Artificiale sembrano “troppo perfette” e prive di quella sottile imperfezione che spesso caratterizza l’arte umana. Pertanto, pur essendo affascinanti e sorprendenti, tali risultati mancano dell’essenza e dell’anima che rendono il lavoro di questo regista così straordinario.

Si tratta, in ogni caso, di una sperimentazione estremamente interessante perché evidenzia, in maniera piuttosto spettacolare, il punto in cui la tecnologia generativa è arrivata.

L’Intelligenza Artificiale ucciderà il cinema?

Chiaramente, allo stato attuale, è una provocazione: l’Intelligenza Artificiale non è destinata – almeno nel breve periodo – a uccidere il cinema, e ciò può essere attribuito a diversi fattori. Innanzitutto, la creatività umana è fondamentale per la produzione di opere cinematografiche originali e significative. Le creazioni generate dall’Intelligenza Artificiale risultano derivative, basandosi su algoritmi preesistenti e riproducendo schemi già conosciuti. La vera innovazione e l’originalità provengono dall’interazione tra le menti umane, dalla loro capacità di pensiero critico e dalla creatività che ne deriva.

Inoltre, l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere limitata nella capacità di produrre contenuti sufficienti per sostenere l’intera durata di un lungometraggio. Sebbene l’Intelligenza Artificiale possa generare immagini o scene, non è ancora in grado di sviluppare una trama complessa o di creare un “discorso” cinematografico intenzionale che comunichi un messaggio o un’idea specifica. La narrativa, la costruzione dei personaggi e la regia sono ancora elementi che richiedono l’intervento umano per creare un’esperienza cinematografica coinvolgente e significativa.

Infine, gli aspetti umani sono cruciali nel successo di molti film. Le relazioni tra registi, attori e cast tecnico contribuiscono in maniera decisiva alla magia che si crea sullo schermo. Basti pensare come proprio nei film di Wes Anderson gli attori siano così ricorrenti. E lo stesso discorso potrebbe tranquillamente applicarsi ad altri registi, su tutti Pedro Almodovar, il quale – come Anderson – ha un’estetica estremamente definita e riconoscibile, nonché un “utilizzo” continuo di attori feticcio lungo tutta la sua carriera. L’Intelligenza Artificiale manca di quella connessione umana che dà vita alle relazioni e alle dinamiche che rendono le storie così coinvolgenti.

In sintesi, l’Intelligenza Artificiale potrebbe avere un ruolo complementare nel processo cinematografico, ma la sua capacità di sostituire completamente l’essenza creativa e umana del cinema è ancora limitata. La creatività umana, la complessità narrativa, l’intento comunicativo e gli aspetti umani restano fondamentali per creare esperienze cinematografiche autentiche e significative.

L’Intelligenza Artificiale è comunque una opportunità per il cinema

La generazione di immagini o effetti tramite l’Intelligenza Artificiale può contribuire alla diminuzione dei costi di produzione, un fenomeno che si sta già osservando anche in settori limitrofi come quello dei videogiochi. L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nel processo di produzione cinematografica potrebbe ridurre ancor di più la dipendenza da costosi set reali, attrezzature e strumenti tradizionali, consentendo agli artisti e ai registi di creare mondi digitali dettagliati con minori costi di produzione. Ciò potrebbe tradursi in un notevole risparmio di tempo e denaro, permettendo ai filmmaker di concentrarsi maggiormente sulla creatività e sulla realizzazione delle loro visioni artistiche.

Inoltre, l’Intelligenza Artificiale può essere utilizzata per ottimizzare i flussi di lavoro, migliorando l’efficienza e riducendo gli errori umani. Le capacità di apprendimento automatico dell’Intelligenza Artificiale possono aiutare a identificare modelli e soluzioni ottimali per problemi complessi anche in ambito cinematografico, consentendo una produzione più snella e economica.

Dal punto di vista della creatività e della creazione di nuovi contenuti, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe, inoltre, semplificare l’accesso agli strumenti di produzione. Analogamente a quanto accaduto con l’avvento di mezzi economici per la produzione video, potremmo assistere a un proliferare di nuove produzioni cinematografiche. La disponibilità di strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale potrebbe abbattere le barriere di ingresso e consentire a un numero maggiore di persone di sperimentare e realizzare le proprie idee cinematografiche.

Come accaduto in passato, potrebbero emergere casi di incredibile successo di prodotti creati in maniera pseudo-amatoriale, come nel caso emblematico di “The Blair Witch Project” del 1999. L’accessibilità ai mezzi di produzione potrebbe favorire la scoperta di nuovi talenti e approcci innovativi alla creazione cinematografica.

Tuttavia, a mio avviso e basandomi su quanto osservato finora, tali casi di successo rimarranno unici e rari, piuttosto che una regola generale. Nonostante l’Intelligenza Artificiale possa supportare la generazione di contenuti, l’essenza della creatività e l’abilità di comunicare emozioni e messaggi profondi rimarranno, almeno per il momento, prerogative umane.

La qualità artistica, la profondità dei personaggi, la costruzione narrativa e l’impatto emotivo richiedono ancora l’intervento di menti creative e di talento umano per essere pienamente realizzati. L’Intelligenza Artificiale può essere uno strumento di supporto, ma il vero valore e l’autenticità delle opere cinematografiche continueranno a dipendere dall’espressione umana unica e dalla capacità di raccontare storie coinvolgenti.

Per il momento, torniamo al cinema e godiamoci il nuovo film di Wes Anderson, Asteroid City, che uscirà il 16 giugno al cinema.

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