Nucleare e Big Tech, la nuova alleanza per alimentare l’AI

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale Generativa sta creando una forte pressione sulla domanda energetica globale. Secondo un recente report di Gartner, i server dedicati all’AI hanno consumato 195 terawattora nel 2023, equivalenti al consumo annuale di 18 milioni di famiglie americane. Le proiezioni sono ancora più significative: entro il 2027, questo fabbisogno potrebbe raggiungere i 500 terawattora.

In risposta a questa problematica, l’amministrazione Biden ha presentato un piano strategico per il nucleare che prevede:

  • triplicare la capacità nucleare USA entro il 2050
  • aggiungere 200 gigawatt di potenza attraverso nuovi reattori e potenziamenti
  • implementare 35 gigawatt di nuova capacità nei prossimi 10 anni

Questo tipo di iniziative, sebbene promosse dall’amministrazione uscente, sono in linea – e quindi non dovrebbero subire ripercussioni importanti – con quella che sarà la politica energetica dell’amministrazione Trump che si insedierà a gennaio.

Il settore privato sta già anticipando questa transizione. Microsoft ha siglato un accordo per l’elettricità dal tristemente famoso impianto di Three Mile Island in Pennsylvania, mentre Alphabet, Amazon e altri player tech stanno investendo attivamente nel settore nucleare. Sam Altman, il CEO di OpenAI, sta invece investendo in Oklo, una azienda quotata al New York Stock Exchange che punta a sviluppare impianti a fusione nucleare.

Questa convergenza tra tech e nucleare rappresenta un cambio di paradigma significativo.

La sfida ora è duplice: sostenere l’innovazione tecnologica garantendo al contempo la sostenibilità ambientale. Il nucleare, insieme alle rinnovabili, potrebbe offrire quella base energetica stabile e carbon-free necessaria per alimentare la rivoluzione dell’AI.

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