AI nei videogiochi e difesa dei diritti dei lavoratori
Già lo scorso anno, nell’ambito del programma di certificazione in AI del Politecnico di Milano, mi interrogavo sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale Generativa sui lavoratori del settore videoludico. Recenti notizie riguardanti il doppiaggio del gioco “Indiana Jones e l’Antico cerchio” e il movimento sindacale nel settore del gaming hanno destato grande attenzione e preoccupazione.
Un utente su Reddit, che afferma essere un doppiatore professionista, ha rivelato che ZeniMax Media, la holding di Bethesda, uno degli studi più grandi ed affermati, ha proposto ai doppiatori di concedere i diritti delle loro voci per generare linee vocali tramite l’AI per futuri progetti. Questo ha portato alla sospensione dei lavori di doppiaggio in diverse lingue, incluso l’italiano, poiché molti interpreti si sono rifiutati di firmare tale contratto. La questione principale sollevata dai doppiatori riguarda la perdita del controllo artistico e il rischio di disoccupazione futura se le loro voci venissero clonate e utilizzate senza il loro consenso. Tale situazione non solo minaccia il loro sostentamento, ma anche la qualità artistica delle performance vocali nei videogiochi che sono parte integrante dell’esperienza di gioco.
Negli ultimi mesi c’è stato un significativo aumento delle attività sindacali tra i lavoratori dei videogiochi con la costituzione di rappresentanze sindacali nella già citata Bethesda e in altri importanti studi come Blizzard Entertainment. Questa sindacalizzazione ha coinvolto una vasta gamma di lavoratori, dagli ingegneri agli artisti, fino ai tester, uniti nel chiedere condizioni di lavoro migliori e un riconoscimento del loro valore.
La preoccupazione per l’uso dell’AI, in particolare per il voice-cloning e il motion capture, è al centro delle negoziazioni tra i sindacati e i produttori di videogiochi. L’industria del gaming, nonostante la sua enorme crescita e gli alti profitti, ha storicamente salari bassi, orari di lavoro estenuanti e, in generale, condizioni lavorative difficili. Varie ondate di licenziamenti e la continua minaccia di tagli post-fusioni tra studi hanno creato un clima di incertezza e sfruttamento. Inoltre, l’integrazione di strumenti di AI simili a ChatGPT e Midjourney – che abbiamo visto quanto semplificano enormemente lo sviluppo – da parte di giganti del settore è vista come un ulteriore tentativo di ridurre la necessità di lavoro umano nelle fasi creative del processo di realizzazione dei giochi.
I lavoratori del settore dei videogiochi sono preoccupati che l’adozione massiccia dell’AI possa ridurre ulteriormente il valore del loro contributo creativo, rendendoli facilmente sostituibili pur coscienti che, al momento, l’AI non può eguagliare la creatività e la capacità realizzativa umana. Gli errori e le “allucinazioni” dell’AI sono ancora comuni e richiedono l’intervento umano per essere corretti.