Io me lo ricordo quando non c’era Internet

Ieri sera, mi sono dedicato ad una intensa sessione di retrogaming con l’Amiga e un pensiero ha iniziato a farsi strada nella mia mente: “Io me lo ricordo quando non c’era Internet“. Partendo da questo mi sono lanciato in una riflessione più ampia. Tornare a quei giorni in cui la connessione globale era un miraggio e riflettere su quanto la tecnologia abbia trasformato profondamente le nostre abitudini e il nostro stile di vita, mi fa fare parallelo con la tecnologia del momento: l’Intelligenza Artificiale Generativa.

Prima di Internet la tecnologia era più “locale”

In quel periodo l’accesso all’informazione era molto diverso. Le riviste di settore – The Games Machine era per me un imprescindibile appuntamento mensile in edicola – erano tra le poche risorse a cui si poteva accedere per scoprire trucchi o consigli per superare i livelli di gioco. Ogni scoperta era frutto di tentativi ed errori e non esisteva un supporto online per cercare soluzioni in pochi secondi. Non era né meglio né peggio di oggi, solo molto diverso.

L’avvento di Internet ha cambiato radicalmente questo scenario. All’improvviso, la velocità con cui le informazioni venivano scambiate e la possibilità di accedere a risorse senza limiti geografici hanno trasformato il modo in cui apprendevamo e ci intrattenevamo. Quella frase, “io me lo ricordo quando non c’era Internet”, rappresenta quindi un passaggio chiaro tra due ere tecnologiche: una prima in cui il digitale era limitato e frammentato e una seconda in cui è diventato onnipresente e immediato.

La transizione dal boom delle dot com alla maturità del web

L’epoca successiva ha visto l’esplosione del boom delle dot com negli anni ‘90, quando Internet si stava affermando come la tecnologia del futuro. In quegli anni, molte startup legate al web sono cresciute rapidamente sulla scorta di grandi promesse, ma anche con modelli di business poco sostenibili. Infatti, altrettanto velocemente, con lo scoppio della bolla delle dot com all’inizio del 2000, molte aziende fallirono e il mercato subì una brusca correzione.

Nonostante il fallimento di molte imprese, Internet non scomparve. Al contrario, il web continuò a evolversi, molte aziende che avevano costruito una base solida sopravvissero, molte altre nacquero portando ulteriori innovazioni rendendo Internet uno strumento fondamentale per la vita quotidiana. La crisi portò a una fase di consolidamento e di maggiore realismo, ma non segnò affatto la fine del web come tecnologia trasformativa.

“Io me lo ricordo quando non c’era l’AI generativa”

Oggi, un fenomeno simile sta accadendo con l’Intelligenza Artificiale e in particolare con quella Generativa. Questa tecnologia, che permette la creazione automatica di testi, immagini e altri contenuti e promette di avere un impatto significativo in molti settori. Tuttavia, come è successo con le dot com, c’è una corsa all’innovazione che sta portando a investimenti massicci in progetti ancora immaturi e con profili di rischio elevati.

In queste ultime settimane si parla molto di una possibile “bolla dell’AI”, ovvero la prospettiva che molte delle attuali iniziative legate all’intelligenza artificiale possano trovarsi sopravvalutate, incapaci di sostenere il loro slancio iniziale e di mantenere le rivoluzionarie promesse fatte negli scorsi mesi. Proprio come per le dot com, non tutte le aziende riusciranno a sopravvivere in un contesto di aspettative così elevate, ma anche di desiderio di un ritorno concreto da parte degli investitori. La probabilità di una correzione del mercato sembra alta.

Se la bolla dovesse scoppiare, molte di queste aziende potrebbero fallire. Tuttavia, questo – a mio avviso – non segnerà la fine dell’AI. Le tecnologie che offrono soluzioni a necessità reali emergeranno più forti e l’AI continuerà a evolversi, esattamente come ha fatto Internet dopo la crisi delle dot com. Le aziende che sopravviveranno saranno quelle che riusciranno a dimostrare un impatto tangibile sia dal punto di vista economico che sociale.

Cosa aspettarsi dopo la bolla

La frase “Io me lo ricordo quando non c’era l’AI generativa” potrebbe benissimo diventare comune tra qualche anno, quando questa tecnologia sarà diventata parte integrante del nostro modo di lavorare e creare.

Se c’è una lezione da imparare dalla storia di Internet, è che le crisi tecnologiche non eliminano la tecnologia stessa. Anzi, la fase di assestamento successiva a una bolla permette spesso alle soluzioni migliori di emergere. L’Intelligenza Artificiale sta già iniziando a dimostrare il proprio potenziale in campi come l’automazione industriale, la ricerca e la creazione di contenuti. È improbabile che una crisi elimini del tutto queste applicazioni che invece continueranno a crescere e migliorarsi.

Il futuro dell’AI potrebbe quindi vedere un ridimensionamento dell’hype, con una maggiore enfasi su regolamentazione, sostenibilità e utilizzo etico. Ma le tecnologie che resteranno saranno quelle che risponderanno a bisogni concreti e dimostreranno un valore aggiunto nella vita quotidiana.

PS – se questa riflessione ti appassiona, ti suggerisco di leggere anche questo articolo: l’Artificial Intelligence e il suo Netscape moment.

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